In verità ti diciamo: tutto questo dolore che ci sale dalle gambe, prende le ginocchia, le cosce, risale il bacino, morde la schiena, allaga i polmoni, e ancora risale su, stringendo il collo, ti bagna il viso, annebbia la vista, pianta una bandierina in cima al tuo corpo, proprio in mezzo al cranio, tutto questo dolore che conquista la Luna della nostra fatica, non ti sarà mai utile. Quando sarai in cima alle Alpi, proprio in mezzo sul crinale, di qua te stesso prima, senza dolore, di là te stesso fradicio di dolore, capirai perché sei finito sospeso sulle montagne, capirai tutta quella fatica cosa ti è servita: per avere in cambio tutta la bellezza del mondo, avercela subito, due giorni al massimo. E ti sentirai a tuo agio, con il tuo dolore, sentirai che non potevi farne a meno. Che provarne così tanto, in bici, ogni giorno dell’anno, è stata la cosa migliore che tu abbia fatto nella tua vita.

C’è un prima e dopo, quel momento lì: quel momento di te seduto sul crinale delle Alpi, in mezzo alla Rando Imperator, a festeggiare «il Natale dei ciclisti»: ci sei tu che pedali per il resto dell’anno, invischiato in un attrito per cui dai la colpa all’asfalto, alla ghiaia, alla giornata storta, alla bici da far vedere, al cambio incastrato, al vento in faccia, alla pioggia, la neve, il sole, alle telefonate, gli impegni, i rimpianti, i pensieri. Ci sei tu che passi un anno a fare bucati per le strade della tua provincia, le colline dietro casa, le gare lontane km, prima, prima di quel momento in cui farai pace col dolore c’è questa lavatrice dei pensieri, la bici, e tu che diventi il detersivo, in polvere come quella che mastichi chino sul manubrio. E ti servirà una laurea da professionista del bucato, ti serviranno cento, mille centrifughe dei pensieri per arrivare fino a Monaco, e partire all’alba per salire in cima alle Alpi, stendere i panni, farli asciugare, e ritrovarti con la testa sgombra, pulita, tersa, che profuma di lenzuola di cotone appena lavate. E poi scendere, ritornare a far mulinare le gambe, in picchiata verso Ferrara, verso le scale del Nirvana da salire al contrario, un gradino alla volta, un tornante alla volta, un’ansa del fiume alla volta. La randonnée è «il karma dei ciclisti»: arrivi alla partenza, pedali 600km, finisce tutto, ricominci tu.

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