Abbiamo provato a sabotare il Capodanno e ci siamo quasi riusciti: i riti, le abitudini, gli auguri forzati, li abbiamo lasciati a casa. Siamo saliti in bici e pedalato per 365km, portandoci dietro una tazza verde di latta, lo scarso allenamento, la curiosità, i propri pensieri, la purissima voglia di divertirci, le citazioni definitive come «il sonno è un’emozione». Abbiamo fatto fatica, ma quando mai non si fatica, in bici? È venuta fuori una festa diversa da tutte le altre: iniziata con una presentazione in cerchio stile alcolisti anonimi e finita a scherzi, saluti, lagrimugge. Bastano tre giorni per conoscersi per sempre? Una festa fatta di bracieri in piazza, il maneggio in legno nella gola verso il passo dell’Eremo, quando anche solo per un ciclista si tira fuori il cartello di una gara di mille anni fa, per augurare «una corsa brillante».

Una festa passata a schivare minacciosi cartelli di ‘CENONE CAPODANNO BALLI MUSICA’, a mettere le scelte al posto delle convenzioni: se sono stanco prendo il treno o vado a dormire, se ne ho ancora faccio il Barbotto a tutta o tiro le sette del mattino davanti al camino. Una festa di silenzi, con la pace delle foreste Casentinesi a rimetterti al mondo o il tappeto luminoso della via Emilia ai piedi di Bertinoro. I portafogli ritrovati, San Leo da conquistare, gli incroci casuali a Brisighella tra chi pedalava e chi la RTC se la faceva a piedi, le spinte di schiena, di lato, di fiato, di testa, le foto panoramiche, le barzellette infinite, le lasagne di Tredozio che stanno sull’enciclopedia alla voce ‘lasagne’, i campi di cachi, le bici conficcate nella sabbia a Cesenatico, il freddo che entra nelle ossa in discesa, le mani che si sfregano, si stringono, il cenone posticipato per far posto a un altro cenone, sulla strada: lungo una salita al buio, dove le stelle si fermano a guardare noi che pedalavamo, ostinati, confusi, storditi verso la mezzanotte, verso Tredozio, verso un anno da chiudere e un altro dentro cui saltare.

L’ultimo tornante e quella luce là in fondo che ti dice che tutto sta finendo, «e ti senti un po’ triste», una Ride To Capodanno, la prima, che è finita, e ti senti un po’ felice, perché dentro il 2019 ci hai portato il tuo senso di rivalsa, riscatto, rivincita, sberleffo a come era andata nei 365km prima, nei 365 giorni prima. Si parte come ciclisti, si arriva sempre come artigiani dei ricordi: ne abbiamo un altro, ora, da guardare come una fiamma del camino, per sentirci ancora un po’ di più noi stessi. È stata una cosa nuova.

 

Grazie a chi ha partecipato: ognuno diverso, ognuno con qualcosa da insegnarci.
Grazie a Giona e alla sua impeccabile media oraria.

Grazie ai nostri partner: Nordkamm, The Heat Company, Cascada, Selle San Marco, Miss Grape, Papillover, Push Hard Apparel, Happy Beard.
E al patrocinio di Regione Emilia-Romagna e Parco Nazionale Foreste Casentinesi