La frattura può arrivare in qualsiasi momento: a metà strada, in cima al passo Resia, scendendo verso il lago di Garda o quando si entra a Ferrara. Oppure molto tempo prima, quando non sei nemmeno in bici: all’ennesima birra stappata, il fiatone dopo cinque rampe di scale, il nervoso che ti prende alla sera per quei pensieri in testa. La frattura è il punto in cui entra la luce: esce la vita, entra il dolore. Esce il dolore, entri tu. La Rando Imperator è un brevetto Audax da 600km, serve per accumulare punti per fare brevetti ancora più lunghi, cinematografici, definitivi, tipo la Paris Brest Paris, che di km te ne serve sul groppone 1200. E questa è la versione ufficiale. Poi basta che ci guardiamo negli occhi, tra chi la Rando l’ha fatta, o la vuole fare, o non la farà mai, per sapere che le randonnée sono delle fratture: mandano in frantumi il tuo corpo, per via della fatica, il caldo, il sole, la fame, il sonno. Mandano in frantumi la tua vita: perché ti costringe ad allenarti, ti dà uno scopo, ti tortura ai fianchi, silenziosamente, e alla fine quando arrivi sei come un vaso giapponese, dove per ricomporne i frammenti ci mettevano l’oro.

La frattura sono le montagne da scalare, le valanghe di rinunce cui ti sottoponi prima, della Rando Imperator: febbraio, inverno, piovono insalate o vitamine, acqua minerale e sveglie prima dell’alba. Sono le rinunce cui ti sottoponi dopo, la Rando Imperator: rinunciare a chi ti ha detto che non ce la potevi fare, a quello che ti ha osteggiato, alle scorciatoie, ai rimpianti. L’oro che mostrerai tornato a casa, dopo quattro stagioni passato a scegliere la cosa giusta, e due giorni lunghi come quattro stagioni passate a scalare montagne, catene alpine, dogane, frontiere, imprevisti, botte di sonno e botte di vita, saranno le fratture sul tuo corpo: dove farai passare la pioggia e il vento, il silenzio dei boschi della Baviera al mattino e dei pioppi lungo il Po alla sera. L’oro che rimetterà tutto a posto sono loro, le tue gambe: che spingono, spingono. Anche adesso, anche prima di partire, anche dopo che sarai arrivato. Si chiama Rando Imperator, eppure non ci sono imperatori, non c’è oro, ci sono solo gambe che spingono via: tu, la tua bici, il tuo dolore da ciclista, i tuoi pensieri.

(continua)

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