Non devi tornare, non devi voltarti indietro. Mi senti? Non devi smettere di pedalare, non devi cambiare idea. Avrai fame, ti tremeranno i polsi sui sassi del sentiero nel bosco in discesa dal Fernpass, avrai freddo mentre dormirai su una panchina fuori Bolzano, non saprai come fare ad asciugare i vestiti. Attraverserai nella notte un infinito secondo che ti sembrerà un’ora, un giorno, una vita, in cui ti vedrai 100 km più avanti, a pedalare sotto il sole, leggero, con i muscoli distesi, la schiena riposata, in cui non sentirai fame, sonno, le gambe gireranno, seguirai le anse del fiume come fossero le note di uno spartito, e tu violino con le corde pizzicate dal vento, e tu che ti mangi l’asfalto, le distanze, i paesi, le soste, tu che incontrerai di nuovo lei, lui, loro, amici di una vita, sconosciuti che ti parlano una lingua che non capisci, mi senti? Ti unirai alla tua nuova famiglia e ti lascerai le montagne alle tue spalle, le mille barrette ingerite fino alla nausea, i timbri, le domande, gli occhi stropicciati dall’acqua, la pelle tirata dal sole, in quel secondo nella notte che ti separa dall’esserci e dal non esserci stata, riuscirai a vederti stremata sui ciottoli all’arrivo, a piangere per l’esasperazione, per lo striscione che reggono i tuoi figli, per il bacio per la birra, mi senti? In quell’ora che dura un secondo, salterai un paio di pedalate, e rivivrai tutto il tuo futuro. Ripenserai a quando mi avevi detto, vedendomi andare avanti mentre tu rimanevi indietro, invischiato tra le ciclabili della Baviera: «Avrei tanto voluto vedere anche io quei posti». In quel secondo in più che strapperai alla tua Rando Imperator costruirai il tuo finale alternativo della storia, ti renderai conto di esserci veramente finita dentro, e ricomincerai a far girare le gambe, a stringere più forte il manubrio, a urlare alè a chi ti è vicino. A quanto siete stati fortunati, ad aver immaginato come sarebbe andata a finire, per avere un sogno da inseguire fino alla fine della vostra strada. C’è mancato poco che non succedesse mai.
Non devi tornare, non devi voltarti indietro. Mi senti? Non fermarti in mezzo alla galleria prima di Nauders, non perderti nei meleti nella piana di Schlanders. Nelle curve dell’argine dopo Governolo, nelle colline verso il Garda, negli incroci irrisolvibili delle ciclabili prima di Penzberg, tu non fermarti. Se vai avanti, se menti a te stessa per un altro chilometro ignorando di non averne più, se accarezzi te stesso con la promessa che tutto sta per finire, riuscirai a sentire forte l’odore dei prati pieni di fiori gialli di tarassaco. Mi senti? Berremo insieme direttamente dalla fontana a Imst l’acqua ghiacciata, a fianco di una mandria di mucche in attesa che ci leviamo dalle palle. Non fermarti, mi senti? Entreremo in una tormenta di fiocchi di pioppi sull’argine senza scorgere più nulla, come se fosse l’inverno a primavera e nevicasse dagli alberi. Faremo tremare i polsi sui sassi del sentiero nel bosco in discesa dal Fernpass. Se non ci saremo voltati indietro, finiremo sugli scalini del Duomo di Bolzano a mangiare di notte una pizza dal cartone. E penseremo a quanto siamo stati fortunati, ad aver immaginato come sarebbe andata a finire, per avere un sogno da inseguire fino alla fine della nostra strada. C’è mancato poco che non succedesse mai.
Non devi tornare, non devi voltarti indietro. Mi senti? Anche se ti sembra di portare tutto il peso del mondo sulle spalle, anche se la tentazione di rimanere in riva al Po sul pontile a Sermide a fissare la corrente è fortissima, anche se vorresti tanto unirti alla partita a briscola che si gioca sotto i pioppi, non lasciare la tua bici. Se vai avanti, se non ti fermi a giocare a pallone con i bambini giù dall’argine a Felonica, se mandi giù la saliva quel poco di saliva che ti è rimasta per bagnare la tua gola consumata dalla distanza, riuscirai a metterti il tramonto alle spalle, a viaggiare verso la luna che si specchia nel fossato del Castello, mi senti? Se ti libererai dall’abbraccio dell’erba lungo il lago a Mantova, se la smetterai di rotolarti nei prati che scivolano dentro il lago di Resia, se chiuderai gli occhi e conterai fino a cinque, e quando li riaprirai noi saremo ancora al tuo fianco a pedalare storti e sporchi, danzeremo con le nostre bici, mi senti? Disegneremo ricami lungo la discesa di Algund, supereremo tempeste di polvere e questo buio che alla randonnée dura sempre e solo una notte, mai di più. E penseremo a quanto siamo stati fortunati, ad aver immaginato come sarebbe andata a finire, per avere un sogno da inseguire fino alla fine della nostra strada. C’è mancato poco che non succedesse mai.
Rando Imperator è la randonnée europea che attraversa il cuore dell’Europa, di qua e di là dalle Alpi, e ti fa pedalare senza confini dalla Germania all’Italia. Tra Monaco e Bolzano e Ferrara, ci sarà sempre un momento in cui potrai scrivere tu, il finale della storia. È per avere sempre quella scelta, che si buttano giù chilometri e chilometri. Iscriviti online.
🇪🇺🇪🇺 Rando Imperator 2024 🇪🇺🇪🇺
4-5 maggio
9a edizione
Monaco – Bolzano – Ferrara
In bici dalla Germania all’Italia in 2 giorni
Insieme a: Treesport