Il giorno prima della Rando Imperator ci si ritrova al punto di arrivo, a Ferrara: un po’ come fanno i salmoni, si risale la corrente per andare a Monaco, e poi ritornare a Ferrara, ma 600km, 4 stati e 1 catena montuosa dopo. Il giorno prima della randonnée attorno al pullman della partenza si avvicinano come api all’alveare ciclisti, cicliste, persone, ecco, ognuna con la propria bici, che si portano dietro tutte le proprie radici. Capita che appoggiata al cannone di un telaio ci sia una copia della Gazzetta dello Sport, oppure che da uno zaino spunti un libro, “Come diventare un Buddha in cinque settimane”. Per diventare randonneur bastano anche due giorni soltanto, per capire invece come non si possa stare lontani dalla bici può servire una vita, oppure un istante soltanto.

Un tatuaggio, una capigliatura, una cicatrice. Un cappellino con il logo del Bologna Football Club, un patch attaccata alla borsa di un’altra randonnée, un anello o un braccialetto o anche, semplicemente, lo sguardo fisso fuori dal finestrino del pullman: sono i cancelli che si aprono sulle vite dei randonneur, quelle vite che ti portano proprio lì, in un parcheggio a Ferrara per andare lontano da Ferrara perché ci vuoi ritornare con le tue gambe, a Ferrara. Sono vite di pochi o tanti anni, dove la fulminazione per la bici è arrivata nei momenti più disparati. Ci sono ingegneri, pensionati, studenti universitari, commercianti, telaisti, insegnanti, disoccupati, impiegati, manager: impossibile riconoscerli. Ma ciascuno di loro si porterà da Monaco (o Bolzano) a Ferrara (o Bolzano) quello che sono, per mostrarlo nei due giorni della Rando Imperator solo a se stessi, per dimenticarselo, ricordarselo, sottolinearlo, ribadirlo. Come diventare ancora più se stessi in due giorni.

(Continua)