Ci sono gli allenamenti infiniti, quelli del sabato mattina in cui ti alzi alle 4 perché così poi sei a casa in tempo per pranzare con la famiglia e lei non si arrabbia. Ci sono le uscite alla domenica, il tuo unico giorno libero, lui vorrebbe stare a casa sul divano e a te invece la nebbia non ti spaventa e preferisci il lunedì mattina essere stanca ma in pace con te stessa. Ci sono gli inverni infiniti dove per le strade incroci poca gente, non tutti fanno l’amore con il freddo e la pioggia, tu perlomeno hai stabilito una convivenza più o meno tollerante. Ci sono quelle pedalate che finiscono alle quattro del pomeriggio col buio, quando la luce è un miraggio e la accendi in testa pensando alla primavera. Ci sono i mesi in cui vai alle fiere del cicloturismo, osservi modelli nuovi, telai che mai avrai, borse che forse un giorno, ma sì, completo il set, portapacchi fiammanti e leggeri che ci starebbero proprio bene sulla tua bici. Una stagione infinita dove la propria natura è compressa dai limiti della natura fuori di noi: un cicloaperitivo e una birra in mano, storie di qualcun altro che sì, scaldano per un po’ il cuore, ma noi vogliamo pedalare, cazzo.

Maggio poi arriva per tutti, per fortuna. I biglietti per il treno presi, il pullman prenotato, i primi raduni, le uscite dove tornano gli occasionali della bici e ti verrebbe da dire «beh facile adesso, col sole», ma sei più contento che la compagnia stia aumentando, e va bene così. Hai passato un inverno a girare attorno a casa, ad ascoltare le storie degli altri, vedere le imprese degli altri, e adesso fai lo zaino, saluti tutti, adesso tocca a te. Non sarà l’unica volta, ma sarà forse la prima. Non sarà l’unico viaggio lungo, ma forse il più faticoso. Non sarai l’unico a farlo, ma ti ricorderai chi sei forse soprattutto in quei due giorni lì. Da Monaco a Ferrara. Da Bolzano a Ferrara. Da Monaco a Bolzano. Un punto A e un punto B, che conta poi poco, e non è nemmeno così vero che conta il percorso, più che le destinazioni. Conta l’attitudine, che se ci cambi una consonante diventa altitudine, alta, altissima, come le Alpi che vai a scavalcare con la tua bici.

Se l’inverno è la stagione da misurare e da misurarsi, la primavera e maggio è la stagione del tanto. Vuoi viaggiare tanto, vuoi vedere tanto, vuoi incontrare tanto. Salite, chilometri, persone. In soli due giorni, tanto per iniziare, fino a quando non va giù il sole, poi.

Ed è quasi come essere felice / 1

(continua)