In due giorni in bici da un paese all’altro, in un percorso che diventa una specie bignami di un intero continente (montagna-collina-lago-pianura-fiume, praticamente c’è tutta l’Europa condensata lì), la quarta dimensione, il tempo, diventa qualcosa da maneggiare con cautela. Non per timore, ma perché davvero ti può capitare di finire lontano anni luce, ritornare bambino, afferrare il presente: non sarà un viaggio interstellare (in fondo sono solo 600km, o anche 300km), ma alla Rando Imperator si parte quando fa buio e si arriva quando fa buio. Capita così in tante randonnée, è vero, ed è la bellezza di prendere la bici per andare molto lontano: sai quando parti, non quando arrivi. Sai più o meno che strada farai, ma non cosa ti capiterà. Paura? Nessuna.
A Monaco ci si ritrova sulle rive del fiume Isar prima dell’alba. Fa buio, e la prima parte della Baviera è piena di foreste da tagliare con la luce del proprio faro. Si parla poco, si sente il gracchiare dei sassolini dello sterrato sotto le ruote e poco altro. Sei in zone dove finora non sei mai stato, e non sai cosa potrebbe accadere: da che parte sorgerà il sole, adesso sta a vedere che sbuca qualcuno dagli alberi, ma ci abiterà qualcuno in quella casetta? E anche quando viene il sole, le Alpi sbucano dalle nuvole all’orizzonte, e la Baviera si trasforma in una continua promessa (di salite, di altitudine, di Quellocheverrà), pedali con quella curiosità implicita che bagna le ruote di aspettarti sempre qualcosa di nuovo. Che sia la prima Rando Imperator o meno, il risveglio del sabato mattino bavarese (bambini che vanno a scuola, gente che esce a sistemare la legna, la vita, semplicemente) ti fa sempre sentire lontano ma anche a casa tua.
E la curiosità continua ad essere appagata in Austria e poi giù giù in Italia. Ed è la stessa di tutti gli altri partecipanti. Alle randonnée si va anche perché si è curiosi degli altri, per non pedalare da soli e per starsene isolati dal mondo, un paradosso che trova un senso solo lungo i tornanti o nei ristoranti alle dogane a mangiare la pizza mentre fuori quasi nevica, a pedalare al tramonto sull’argine del Po mentre dalle radio magari si sente Tutto il calcio minuto per minuto, a perdersi nei centri storici di Mantova o Bolzano, e riconoscere la via giusta seguendo castelli e campanili. Le randonnée sono viaggi nel tempo per metterci tutto il tempo che ci serve per vedere nel minor tempo possibile un continente: una regione che non ha confini perché dalla Baviera all’Emilia le birre alzate per brindare sono le stesse, l’ostinazione di fare tutto con calma è quella, le masturbazioni tecniche sul grammo in meno nel bagaglio o nella percentuale di carbonio nel telaio sono le stesse. Passa il tempo, ma pedalare alla fine è sempre la stessa cosa, tutto l’anno, soprattutto durante la Rando Imperator.
Ed è quasi come essere felice / 1
Ed è quasi come essere felice / 2
(continua)