Venerdì 2 giugno

Dice che «stiamo pedalando nella terra più giovane d’Italia: fino al Seicento, qui c’era il mare». Il Po ha portato la terra che le bici stanno (ri)scoprendo: il primo giorno del VENTO Bici Tour 2017 da Venezia a Rosolina Mare è stato tutto un rimpallo tra terra e acqua, passato e futuro, acqua e terra, cosa non esisteva e cosa ora esiste. Continua il nostro supporto al viaggio di VENTO che ci ricorda come una ciclovia la fanno le persone e ciò che si incontra sulla strada: chi racconta la storia del Delta, le ruote panoramiche che sembrano navicelle spaziali, radici di alberi che sconquassano le strade, ragazzini che si gettano nei canali di Chioggia poco prima del passaggio dei ciclisti, baristi con la maglietta della Reyer, carabinieri che bloccano il traffico sulla Romea per far passare le bici e poi si fermano a indagare sui dettagli tecnici dei telai in acciaio. Non tutti sanno cosa è una ciclovia, non tutti sanno che la bici traccia il filo, ma sarà tenuto insieme da ciascuno di loro. Domani si riparte verso Ferrara.

Sabato 3 giugno

Secondo giorno di supporto a VENTO Bici Tour 2017: il sole che spinge, scalda, schiaccia, arrossa. C’è il grano nei disegni dei bambini in piazza a Papozze, quando finalmente raggiungiamo l’argine del Po. C’è il grano negli occhi che disegnano bisogni primari come bagnarsi la testa sotto una fontanella. E gli occhi con le bici disegnano deviazioni che fanno perdere tempo, e fanno ritrovare tutto, andando in bici da Venezia a Torino. Perdere il, tempo: lasciarlo sulle strisce pedonali di Ferrara, tra le ciliegie a Ro, nei cerchioni consumati appesi nelle ex case del fascio, nelle borracce scambiate, nella musica lungo la darsena o davanti alla proiezione di una partita. Perdiamo il tempo per riavere indietro la pelle arrossata da una ciclovia, dalla bici, dalla timidezza lavata via dalle urla sui ponti, a braccia alzate, come fossimo bambini che di tempo, da perdere, ne hanno tanto.

Domenica 4 giugno

Domenica mattina e la terza tappa del VENTO Bici Tour 2017 inizia alla Darsena di Ferrara. Acqua, sole, c’è chi legge qualche pagina di un libro nell’attesa. Passa Giampaolo, oggi non può pedalare con noi e a veder tutta quella gente pronta a partire ci saluta, «mi viene da piangere a non venire con noi, vado via subito». È per lui e tutti quelli che non possono venire con noi che finiamo per scrivere post così lunghi, per portarli almeno un po’ con noi, in supporto al viaggio del gruppo del Polimi. La ciclovia che non c’è mette in relazione le persone: Stellata è la Rocca ma anche i «però, è bello qui» che tradiscono stupore, é parlare di Robertobaggio con un americano, è passare a fianco delle casette lungo l’argine e ricordarsi di cinque anni prima, quando passasti di lì proprio durante una scossa di assestamento del terremoto e c’erano tutte le persone in strada, smarrite, è la scritta “Pericolo teremoto” dipinta sopra un casolare crollato che toglie una erre per portarla sempre con sè. La ciclovia che non c’è arrossisce polpacci e avambracci e ricordi, a Corte Nigella ti fa accarezzare i cavalli e riemergere ricordi di altri viaggi, «ho visto l’Appennino e mi sono innamorata dell’Italia», il tiròt di Felonica innesca deviazioni nei discorsi e si finisce ai voli di Herzog o alle grazielle restaurate per la propria figlia con le iniziali impresse sopra. Le ciclovie che non esistono sono come gli odori di Corte Nigella, elicriso o finocchietto, odori «costanti, fanno sempre il loro dovere» come ci spiega la proprietaria, sono come le fragole disidratate per portarsi ingegnosamente intatti i sapori anche pedalando da Venezia a Torino. E quanto saranno utili sotto il sole in barca sul fiume da Revere a San Benedetto Po. In quelle due ore di navigazione le bici dormono in stiva e tornano in mente le centrali energetiche con dipendenti fotografi dai cognomi letterari (Malinverno), dai campi sterminati di pannelli solari, viene in mente al Palazzo Ducale di Revere, di dimensioni e bellezza quasi sproporzionate, la guida volontaria Franco che esordisce così: «Qua siamo tutti amici». Malestate, dov’è? Qui a portarci una ciclovia e chi la abita, che esisterà grazie soprattutto a persone così. VENTO Bici Tour torna venerdì, da Pavia fino a Torino.