Abbiamo imparato a pedalare al buio, e non solo di notte: di giorno, ogni giorno da quando siamo stati costretti a fermarci, a viaggiare distanti, ad aspettare il momento giusto. L’ultimo anno è stato un master in “non capire dove stessimo andando”, e per vederci chiaro non si poteva accendere la luce, ma solo aspettare. E ci siamo ricordati di tutto quello che avevamo imparato, nelle nostre notti in bici: è dove non si vede nulla che nascono le sorprese, che sono gli effetti collaterali che ci salvano e ci fanno diventare ciclisti; è dove si sente tutto che basta una luce montata sulla bici per non perdersi, ritrovarsi tra amici, tra sconosciuti, e capire che dopo ogni notte insieme non fa più molta differenza.
Questa notte lunga mesi infiniti, che ci ha costretto ad annullare un’intera stagione di eventi, ci ha riportati al punto di partenza, al perché fossero nate, le Bike Night: perché tutta quella strada, di notte, per arrivare poi chissà dove? Era una notte di giugno di sette anni fa, quando ci ritrovammo noi pionieri delle pedalate notturne in modo quasi spontaneo: un passaparola nato senza social, alimentato dalla fottuta curiosità di vedere se ce l’avremmo davvero fatta, ad arrivare da Ferrara fino al mare. Una cosa che si dice così, come una battuta da ganassa al bancone del bar, «vediamo se ci arrivi al mare, in bici», moltiplicata per cento: come i chilometri da buttare giù lungo il fiume – un posto dove dalla città si andava davvero poco, all’epoca – e da mandare giù a mezzanotte. Un capodanno al contrario dove, invece dei trenini e i coriandoli, ci si disperde come un’esplosione, e solo i lumen dei nostri fanali ci tengono legati in un serpentone che quando lo vedi tutti in fila ti sembra una collana di perle fluorescenti.
Era tutto così spontaneo, quella sera di giugno di sette anni fa: un solo gazebo, iscrizioni cresciute quasi per caso, gente che veniva con qualsiasi tipo di bici o abbigliamento. C’era chi aveva attaccato sul manubrio a mo’ di santino la foto di un amico che doveva venire ma si era fatto male, guarda un po’, proprio in bici; c’era chi indossava maglie di squadre professionistiche degli anni Ottanta, chi aveva la bici carica di cavalletti e macchine fotografiche, chi semplici grazielle scassate col carter che ballava in modo inquietante, chi tiratissimo in bici da corsa di carbonio; c’erano amici, coppie, famiglie, addirittura passanti dell’ultimo minuto che poco prima di mezzanotte, una volta resi conto di cosa stavano per perdersi, andarono in fretta a casa a prendere una bici per partire insieme a noi. Non sapevamo bene cosa stessimo facendo, se ce l’avessimo fatta, cosa avremmo trovato su quell’argine di quel fiume che sembrava piattissimo, scontato, senza sorprese. Accadde, poi, di vedere volpi e comete, di sentire uccelli mai sentiti prima, di finire nell’erba perché si aveva clamorosamente sottostimato l’oscurità che può esserci di notte (letteralmente: tanta), di forare, di pedalare nel buio per un’ora da soli e improvvisamente ritrovarsi in fila per prendere un po’ di frutta all’una di notte sotto un ponte, di trovare una damigiana di vino o focacce caldissime, di fermarsi a guardare l’alba scendendo dall’argine o aggirandosi per castelli medievali, di spingere chi non ce la faceva più, di sbagliare strada quando ormai era giorno e non incazzarsi ma anzi riderne, dei nostri sbagli, e cercare di rimediare tutti assieme come pionieri di una strada che in fondo non c’era, fino a poche ore prima, e ci sarebbe invece stata per tutti gli anni a venire. E buttarsi in mare con la bici, e dire mai più addentando un cornetto in spiaggia, e dormire per ventisette ore di fila una volta arrivati a casa.
Non c’erano effetti speciali, alla prima Bike Night. Un po’ perché eravamo appena nati, noi di Witoor, e soprattutto perché non ce n’era bisogno: al posto di un arco gonfiabile c’era uno striscione di plastica sorretto da una corda legata a delle pertiche si inclinavano pericolosamente, per dire. C’eravate voi, e questo ci bastava, vi bastava e sarebbe sempre bastato tutte le altre volte in cui siamo diventati ottocento, mille, tremila, anno dopo anno. “A cosa serve pedalare al buio quando non si vede niente?”: la domanda è diventata superflua grazie a voi; a tutti i motivi che voi per primi, a sentire dell’idea di farsi 100km da mezzanotte all’alba, avete trovato per diventare esploratori di quello che non si vede.
A stare fermi così tanto tempo, ci sono tornati tutti in mente, e anche adesso che ricominciamo barcollanti, incerti, costretti dai decreti e dalle pandemie a fare tutto un po’ di fretta – sempre in sicurezza ovviamente – ma limitandoci, con tagli dolorosi a date cui volevamo bene come figli (Verona e Bolzano), possiamo, dobbiamo e vogliamo ripartire dallo spirito della prima notte. Dalle storie che voi ci avete portato, Bike Night dopo Bike Night, in queste sette anni, a illuminare il buio di un mondo della bici che troppo spesso si racconta delle storie prima ancora di esserle, e cerca ostinatamente di mettere etichette, recinti, mode, dinamiche, in qualcosa che è semplice, spontaneo e che non si può spiegare a parole, come una sera d’estate. Quando sei a guardare le stelle con gli amici, non ti preoccupi di fare tardi: perché domani è domenica, fa caldo, hai sete d’aria e di scoperta, e decidi di aprire il garage, tirare fuori le bici e iniziare a pedalare. Perché la passione non dorme mai.
Dopo una notte infinita, riaccendiamo la luce: tornano le Bike Night, le pedalate notturne sulle ciclovie più belle d’Italia. Ve lo diciamo così, con poco preavviso, dovendoci districare fra decreti e norme: ma sarà di nuovo un’estate insieme. Da mezzanotte all’alba, 100km in bici, insieme a voi: voi che non volete andare a dormire presto, voi che almeno una volta nella vita, voi che non vi lasciate stare, voi che questa la dobbiamo fare insieme prima o poi, voi che è così che finirete per diventare drogati di bici ma ancora non lo sapete, voi che lo sapete benissimo cosa sia la bici e ve la volete godere anche di notte, voi che volete sentire tutto anche se non si vede nulla, voi che le stelle ve le andate a prendere, voi e tutte le vostre storie. Senza, non riusciremo a ripartire: soprattutto quest’anno, serve che la luce la portiate tutti quanti voi. Noi siamo nelle piazze delle nostre città, a darvi il via e seguirvi. Ecco le date del tour 2021:
Bike Night Emilia-Romagna: Ferrara, 26 giugno
Bike Night Milano-Lago: Milano, 10 luglio
Bike Night Alpe-Adria: Udine, 24 luglio
Iscrizioni aperte da giovedì 3 giugno
su witoor.com/bike-night
100km da mezzanotte all’alba, con tre ristori lungo il percorso, colazione all’arrivo, in tutta sicurezza con assistenza medica e meccanica, trasporto zaino, traccia GPX e gadget dell’evento.
Per tutti coloro che si erano già iscritti nel 2020, è automatica la conversione alla nuova data del 2021. In caso di impossibilità a partecipare, contattateci via email a info@bikenight.it.