Mauro ama la sua bicicletta come fosse un figlio, la tiene in cucina, la accudisce, forse (non abbiamo mai visto farglielo, ma ci piace immaginarlo) addirittura ci parla. La bicicletta è il suo passaporto per affrontare viaggi sconfinati, fosse anche solo prendere la ciclabile che passa dietro casa, con il cavalcavia sull’autostrada che sembra il Monte Rosa, di sera, al tramonto. Mauro ha imparato che andare in bicicletta è una sequenza di gesti concreti, metodici ma assolutamente mansueti, che portano lontano come il passo del montanaro, che semplicemente lo fanno stare bene: una pedalata rotonda dopo l’altra, un gesto circolare che si ripete chilometro dopo chilometro, in qualsiasi condizione climatica, senza l’arroganza di dover arrivare per forza, con il coraggio mite di sapersi anche fermare, se non è il caso di proseguire.

Nelle scarne parole di Mauro mentre ci descrive che cosa rappresenta una randonnée, per lui onesto pedalatore della domenica (e di buona parte del resto della settimana), ci sono interi trattati filosofici sintetizzati in quattro o cinque vocaboli: stare-insieme, vedere-posti, sentirsi-bene, dormire-quando-si-è-stanchi. Come anelli di una catena, concetti basilari che viaggiano in coppia, uno dopo l’altro, oliati dal buon senso, che moltiplicano come la corona di un rapporto una pedalata per dieci cento mille metri, che servono a far capire anche a un bambino che cosa sia intraprendere una randonnée, pedalare per centinaia di chilometri, sapersi arrangiare in bici quando arriva un temporale o la notte. Hai voglia a tirare fuori la storia, il cicloturismo, la tradizione… Basta ascoltare Mauro per capire cosa significa essere randonneur.

Se vogliamo comunque ricostruire il percorso storico della randonnée, ci viene in soccorso il sito ufficiale di Audax Italia, l’associazione che organizza il calendario nazionale di queste manifestazioni ciclistiche non competitive in giro per la penisola (e non solo, come nel caso della Rando Imperator). Mettiamoci davanti al cammino e leggiamo:

Il cicloturismo nasce in Italia alla fine del XIX secolo. Nel 1897 un gruppo di ciclisti partì da Roma per tentare di percorrere in giornata i 230 km che li separavano da Napoli, compiendo quella che storicamente viene considerata la prima escursione ciclistica a lungo raggio di un gruppo di persone: l’impresa, ritenuta davvero audace, dette origine all’uso di battezzare con il termine latino “AUDAX” la formula delle escursioni ciclistiche di gruppi capaci di percorrere 200 km tra l’alba e il tramonto. La disciplina del randonneurs è nata in Francia nel 1904, nell’ambiente delle Gran Fondo, ad opera di Henry Desgrange (che l’anno precedente aveva creato il Tour de France); la randonnée venne definita nelle sue regole dall’Audax Club Parisien, società fondata anch’essa nel 1904.

 

Scendendo dal famigerato Col du Galibier, lungo la Route des Alps, in mezzo alle Alpi francesi, c’è un enorme monumento dedicato al buon Henry, celebrato per aver inventato appunto la Gran Boucle. Un totem di pietra dal colore gentile ma dalle dimensioni imponenti, che trasmette bene quasi il timore reverenziale verso un mito del ciclismo: tanto omaggiato quanto anche ‘odiato’ dai ciclisti dell’epoca, costretti ad affrontare tappe infinite e durissime disegnate da un organizzatore “perfido”. Desgrange ha creato la Storia declinandola con e senza la maiuscola: la leggenda del Tour de France, attraverso le gesta dei suoi eroi, e i mille rivoli di storie umane che offrono le randonnée, affrontate non da eroi ma da tutti quanti amano la propria bici, a tal punto da tenerla pure in cucina e lucidarla e accudirla.

Il Club, istituì nel 1921 i “Brevets Randonneurs Français”, consistenti in attestati rilasciati agli atleti che riuscivano a coprire le distanze previste dalle varie manifestazioni secondo le relative tabelle di marcia; nel 1976 i brevetti divennero “Brevets Randonneurs Europeens”, successivamente, nel 1983 “Brevets Randonneurs Mondiaux”. Anno dopo anno aumentarono le nazioni che aderivano a questa formula, ma, con grande stupore dei Francesi, l’Italia, la nazione ove si tenne la prima impresa Audax, mancava all’elenco. Questa lacuna venne colmata nel 1998 ad opera della S.C. Coop. Valpellice di Campiglione Fenile, società ciclistica nata nel 1993 ed ora purtroppo disciolta, ma che, nella sua breve esistenza, seppe riportare in Italia ciò che in Italia era nato poco più di cento anni prima, nel 1897. Così una piccola società di un piccolo paese ai piedi delle Alpi Cozie diede il proprio contributo alla Storia del Ciclismo del nostro Paese. Da allora, questa disciplina ha saputo coinvolgere migliaia di appassionati su tutto il territorio nazionale, grazie ad uno spirito sportivo genuino che favorisce l’aggregazione spontanea fra i ciclisti senza l’assillo del cronometro.

Ecco, il punto è proprio questo: non ci sono ordini d’arrivo al termine delle randonnée, non ci sono limiti alla fantasia degli organizzatori che possono disegnare percorsi corti o lunghi, non ci sono doveri cui i partecipanti devono sottostare, se non timbrare il proprio cartellino in determinati punti di controllo. I ciclisti delle randonnée non cercano la gloria, ma il piacere di andare in bici. Non cercano la prestazione assoluta, ma assecondano la fatica, il piacere di fare le cose per bene, senza fretta, con il proprio passo, lesto o lento che sia. Soprattutto, il ciclista delle randonnée è solo con i propri problemi e imprevisti, non ha assistenza tecnica. Scrive in solitaria la propria personalissima storia.

La manifestazione principe di questo movimento è la PARIGI-BREST-PARIGI che si svolge ogni quattro anni e raccoglie partecipanti provenienti da tutto il mondo. La scorsa edizione, tenutasi nel 2011, ha visto partire quasi 6000 ciclisti dei quali oltre due terzi hanno completato l’intero percorso di 1250 km entro il tempo massimo di 90 ore. Il più veloce ha impiegato meno di 50 ore! In Europa vengono disputate altre Super Randonnée fra queste ricordiamo la “1001Miglia” (1600 km) che si svolge in Italia, ed è considerata la più estrema del continente sia per la distanza che per l’altimetria

Witoor propone la sua versione particolare della randonnée, organizzando la Rando Imperator: un percorso da Monaco a Ferrara, che attraversa stati diversi, dalla Germania all’Italia passando per l’Austria. 600km che scavalcano le Alpi, lungo l’antica via romana Claudia Augusta, per scrivere di nuovo, duemila anni dopo i Romani, una storia molto più personale, umana, singolare, che resterà comunque indelebile nei secoli a venire dentro il cuore di ciascun partecipante. Che ci sia la pioggia o il sole, il vento o il freddo, che si pedali in gruppo lungo le rampe di una salita o lungo i rettilinei infiniti della Bassa a fianco del Po, in mezzo a campi che aspettano la primavera e l’estate come le gambe aspettano i carboidrati ai ristori, ogni randonneur usa la propria bici per scrivere una nuova pagina sul proprio diario. Fatta di dettagli comuni, per nulla retorici, intessuti da gesti per nulla roboanti, che bilanciano l’epica delle cime innevate, dei paesaggi da cartolina, delle distanze imponenti. C’è molto equilibrio, nelle randonnée, una miscela che mescola follia, ardore a buon senso, calma, pazienza. C’è un ciclismo e un turismo che per osmosi diventano cicloturismo, ma non di quelli da catalogo, ma vere e proprie esperienze di vita. Che poi a raccontarle, nemmeno si sa bene da dove partire, magari ci si perde anche, e si finisce a dormire abbracciati alla bicicletta su una panchina dispersa nella notte alpina.